Per un’Europa sociale

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05.13.2024

I temi sul tavolo in vista della prossima legislatura europea sono tanti e tutti estremamente rilevanti, a partire dalla costruzione di una vera Europa Sociale e dalla strada – ancora lunga – che ci separa dall’obiettivo.

Il pilastro europeo dei diritti sociali

Passi avanti in questo senso sono stati fatti, già a partire dall’introduzione nel 2017 del pilastro europeo dei diritti sociali. Nel 2020, poi, quello che inizialmente era un documento a metà tra un manifesto valoriale e una dichiarazione politica –  e quindi con una forza dipendente dalla volontà delle Istituzioni europee e degli Stati membri – ha visto rilanciare le sue ambizioni, introducendo un piano d’azione per la sua implementazione sulla scia del quale sono state avviate numerose iniziative, a partire dalla direttiva sul salario minimo e quella sui lavoratori delle piattaforme digitali, nonché iniziative per rafforzare la sicurezza sul lavoro e potenziare la formazione professionale. 

La lunga strada per una vera Europa sociale

Nonostante i progressi compiuti, però, la strada verso la realizzazione di una vera Europa sociale è ancora lunga. Nel 2025 è prevista una revisione del piano d’azione, un appuntamento che si prospetta decisivo per il futuro del Pilastro sociale. Questa revisione determinerà infatti se il Pilastro sociale sarà definitivamente rafforzato o se prevarranno le visioni che a destra sono pronte a sacrificare i diritti sociali in nome di altri interessi.

Ed è proprio in quest’ottica che il risultato di queste elezioni europee sarà allora determinante: in gioco, lo sappiamo, c’è la scelta tra due modelli di sviluppo antitetici.

La nostra proposta per un’Europa Sociale è chiara e parte da 3 priorità fondamentali:

Rafforzare e armonizzare a livello europeo i diritti sociali e del lavoro

  • Definire criteri più precisi e rigorosi per l’applicazione della Direttiva sul salario minimo, così da evitare che in alcuni Paesi (tra cui l’Italia) i Governi conservatori possano trovare scappatoie. 
  • Estendere i diritti delle categorie di lavoratori ad oggi poco tutelati, a partire da lavoratori autonomi e liberi professionisti.
  • Riconoscere nuovi diritti in un mercato del lavoro in rapida trasformazione. Un esempio concreto è rappresentato dal “diritto alla disconnessione”, ossia il diritto a non rispondere a mail, chiamate e messaggi fuori dall’orario di lavoro.
  • Sviluppare un quadro europeo per porre limiti stringenti ai contratti precari e ai part-time involontari.
  • Investire nella formazione professionale e riconoscere il diritto alla formazione come un diritto delle lavoratrici e dei lavoratori

Potenziare la sanità pubblica e l’assistenza territoriale

  • Stanziare fondi per garantire la presenza di strutture sanitarie di qualità anche nei territori lontani dai grandi centri urbani (a partire dai territori montani). La prospettata revisione dei fondi di coesione può giocare un ruolo chiave in questo senso, soprattutto per gli investimenti necessari a sostenere la sanità territoriale.
  • Lanciare un piano europeo per intervenire nei due ambiti su cui l’Europa è oggi più scoperta, con danno soprattutto per i più anziani e per i più giovani: le malattie neurodegenerative e la salute mentale. L’Europe’s Beating Cancer Plan rappresenta un esempio di successo che può essere preso a modello.
  • Favorire l’adozione in tutti i presidi sanitari di tecnologie di più recente generazione, ampiamente sperimentate e non più particolarmente costose, ma non sempre sperimentate soprattutto per difficoltà organizzative e gestionali. 

Introdurre nuovi strumenti a livello europeo per tutelare il diritto all’abitare

  • Tra il 2010 e il 2023, nell’Unione europea, il costo degli affitti è aumentato di oltre il 22% e il prezzo per acquistare casa di quasi il 50%. Un aumento insostenibile rispetto agli stipendi. 
  • L’Unione europea non ha competenze dirette nel settore abitativo, ma può e deve fare due cose: da un lato, sviluppare una task force europea per aiutare gli Stati membri ad affrontare il problema del costo dell’abitare; dall’altro, sviluppare un quadro europeo che renda più semplice gli investimenti nelle case popolari e nell’edilizia sociale.

Per costruire l’Europa che vogliamo è importante avere le idee chiare, ma soprattutto è necessario evitare di cadere nella trappola di chi usa le elezioni europee per mille altre ragioni che poco hanno a che fare con il futuro che vogliamo per la nostra Unione.

Concentriamoci sui temi, sulle idee e sulle proposte.

Dialoghi europei

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