Per una riforma elettorale maggioritaria

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07.15.2018

Siamo all’inizio della consiliatura regionale ma il tema centrale sembra tornato ad essere la legge elettorale anche perché l’esito delle ultime elezioni non paiono aver consegnato un quadro politico chiaro. Il sistema attuale, prevalentemente proporzionale, ha fatto venir meno le coalizioni o gli accordi ante elezione per lasciare spazio invece alle trattative post voto con tutte le conseguenze negative del caso. Manca infatti una chiara visione tra schieramenti e/o partiti (o movimenti) che possano dirsi alternativi e che possano quindi proporre visioni alternative ed in competizione tra loro da sottoporre al voto popolare.

Se dunque si apre un dibattito credo sia corretto analizzare anche proposte alternative ai sistemi proporzionali (con o meno il premio di maggioranza) e immaginare di abbracciare convintamente un sistema di tipo maggioritario che possa superare il problema della segretezza del voto, la necessità di un rinnovamento nella classe dirigente, una maggior qualità degli eletti e un peso maggiore del candidato a scapito degli apparati di partito.

L’alternativa

Per ottenere questi obiettivi credo sia indispensabile e ormai non più rinviabile scegliere un sistema elettorale con i collegi uninominali. In poche parole: il territorio regionale viene suddiviso in 35 collegi all’interno dei quali viene eletto un solo consigliere regionale.

Tale sistema si compone poi di alcune varianti: un sistema prettamente inglese (vince chi arriva prima, anche con un solo voto in più rispetto al secondo classificato), un sistema francese (che prevede il ballottaggio tra coloro che hanno ottenuto almeno il 12,5% dei voti validi espressi ma non il 50% subito) e un sistema misto come in Australia dove nei collegi l’elettore vota non solo per il candidato preferito ma esprime anche una seconda scelta. Tale sistema consente quindi di “anticipare” in un unico turno (riducendo quindi le spese per il turno di ballottaggio) prendendo in considerazione innanzitutto le “prime preferenze” e solo qualora nessuno dei candidati abbia raggiunto il 50% dei voti si procede a conteggiare le “seconde preferenze”.

La preferenza secca all’inglese (che noi conosciamo bene perché è lo stesso sistema che utilizziamo per l’elezione del nostro Deputato e del nostro Senatore) ha forse il difetto di distorcere eccessivamente la rappresentanza perché (come è già successo anche di recente) si può essere eletti con il 24/25% e gli altri voti vanno persi. La mia preferenza dunque va per gli altri due sistemi anche se indubbiamente quello inglese semplifica notevolmente il quadro politico.

Ecco, in sintesi, i vantaggi:

  • si recupera il collegio della comunità Walser che quindi ha il suo consigliere regionale;
  • si avvicina l’eletto con il suo collegio di elezione;
  • si aumenta il peso del singolo candidato a discapito degli apparati di partito;
  • si raggiunge la segretezza del voto senza necessariamente riproporre lo spoglio centralizzato (che qualche problema lo ha creato);
  • si stimola all’interno del collegio una competizione tra i candidati e si alza il livello degli stessi (ogni partito o movimento è spinto a mettere il miglio candidato perché sarà lui a far conseguire il risultato);
  • in teoria si può uniformare il sistema elettorale per i due parlamentari valdostani e per il Consiglio regionale.

Ecco una ipotesi di suddivisione del territorio regionale in 35 collegi uninominali.

L’ipotesi che ho realizzato è appunto solamente un esercizio di stile. Le linee guida alle quali mi sono attenuto sono:

  • il mantenimento dei confini comunali;
  • l’accorpamento di comuni facenti parte della medesima Unité des Communes perché ormai hanno una storia quasi quarantennale di collaborazione all’interno delle ex Comunità Montane;
  • l’accorpamento di comuni limitrofi;
  • l’accorpamento ove possibile per vallate;
  • il collegio dei Walser.

Ovviamente si possono trovare altri modi di suddivisione e, senza rispettare fedelmente i confini delle Unitées, è probabilmente possibile ottenere collegi più uniformi dal punto di vista degli abitanti. Ne derivano 24 collegi sul territorio da un minimo di 1 ad un massimo di 9 comuni per collegio e da un minimo di 2000 abitanti ad un massimo di 5000 abitanti circa per collegio. Residuano 11 collegi su Aosta della grandezza media di 3200 abitanti (qui poi bisognerebbe trovare ulteriori criteri di suddivisione). È probabilmente possibile recuperare ancora uno o due collegi sul territorio a scapito del Capoluogo ma questi sono dettagli che possono essere facilmente risolti in quanto elementi secondari.

Tale soluzione consentirebbe di avere una maggior distribuzione dei seggi sul territorio e un migliore e più efficace collegamento tra eletto ed elettore.

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