Qualche riflessione sul congresso del PD valdostano

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12.08.2021

Tempo di congresso, tempo di riflessioni.

Il neo segretario del Partito Democratico della Valle d’Aosta, Luca Tonino si è presentato come un segretario unitario, proprio come a livello nazionale è nato, ad inizio del 2021 il Governo Draghi che , con enorme fatica, sta cercando di unire schieramenti opposti per superare un periodo così difficile.

E credo di non sbagliare se, all’inizio di questa legislatura, con questo stesso parlamento, nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe potuto nascere il governo più europeista della nostra storia, il più filo-atlantista, il più autorevole sulla scena internazionale, come forse non eravamo mai stati abituati.

Tre anni e mezzo fa infatti, nasceva, da questo stesso parlamento, il governo Giallo-verde, il meno europeista della nostra storia, il meno filo americano (con evidenti ammiccamenti alla Russia di Putin e alla Cina), il meno autorevole che si sia mai presentato sulla scena internazionale. Una inversione di rotta a 360 gradi che, francamente sembrava impossibile. In mezzo abbiamo avuto la crisi del “Papeete” e il ritorno al governo del centrosinistra insieme ai 5S e, infine, appunto il Governo di unità nazionale guidato dall’ex Governatore della BCE.

Nato per fare principalmente due cose (la gestione dei soldi del PNRR e la campagna vaccinale in piena pandemia) il Governo sta invece raccogliendo la stima e il plauso delle maggiori istituzioni internazionali. E sarebbe impossibile non riconoscere come, grazie all’autorevolezza e alle capacità del Presidente del Consiglio oggi l’Italia, su questi temi, è in grado di dare lezioni all’estero (e non di prenderle, come succedeva spesso in passato). Stupisce quindi lo sciopero generale indetto da due sigle sindacali perché siamo di fronte ad una manovra espansiva per 30 miliardi, ad un taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti per oltre 7 miliardi, per i numeri interventi sull’aumento dell’energia. Uno sciopero che non sposterà nulla della manovra finanziaria ma che un obiettivo l’ha già raggiunto: dividere il fronte sindacale.

Nel frattempo il Partito Democratico in questi anni passa da Zingaretti a Letta ma l’obiettivo rimane costantemente lo stesso: la costruzione di un campo largo di centrosinistra (anche in vista delle elezioni politiche del 2023). Perché? perché il centrosinistra ha vinto (Prodi I e Prodi II) quando è stato in grado di costruire alleanze larghe ed inclusive, mentre ha perso (Veltroni 2008 e Renzi 2018) quando si è isolato e ha immaginato di essere autosufficiente o di saper rappresentare tutto il mondo composito della sinistra.

E in Valle d’Aosta?

Nella nostra Regione abbiamo assistito per la prima volta ad elezioni anticipate in Consiglio regionale. Perché per la prima volta la magistratura ha sentenziato l’esistenza, anche in Valle d’Aosta, di una cellula ‘ndranghetista. I processi diranno se c’è stato condizionamento del voto in Regione. Nel frattempo le sentenze hanno acclarato che il condizionamento del voto nel comune di Aosta non c’è stato e chi ha retto le sorti del comune negli ultimi 5 anni ha operato nel pieno rispetto della legalità.

Ma due elezioni regionali nell’arco di due anni e mezzo ci consentono anche di fare una piccola analisi politica: se infatti analizziamo i voti per blocchi (il blocco di destra comprendente Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, il blocco di sinistra, comprendente il PD, Rete Civica e ADU, il blocco autonomista comprendente sostanzialmente gli altri partiti o liste civiche e il M5S – che per storia si è sempre presentato solo alle elezioni) salta all’occhio plasticamente uno spostamento a destra, netto ed inequivocabile, del voto. La partecipazione al voto è stata maggiore nel 2020 (72.700 votanti) rispetto al 2018 (67.160 votanti) ma sufficientemente in linea per un ragionamento di sistema.

La destra (Lega, FI, e FdI) guadagna 6.864 voti, passando da 12.738 a 19.602. Se a questi ci aggiungiamo i voti di Rinascimento Valle d’Aosta (3.289 voti) abbiamo un aumento complessivo dei voti di destra pari a 10.153. Vuol dire che il 14% dei votanti si sposta a destra in soli due anni (mi pare infatti difficile collocare la lista Rinascimento Valle d’Aosta, che si ricollega alle liste di Vittoria Sgarbi, nel campo autonomista e men che meno nel campo di sinistra).

Il blocco autonomista variamente composto passa da 36.086 voti del 2018 a 27.835 nel 2020 e quindi in due anni perde 8.251 voti. Il che vuol dire che in due anni gli autonomisti hanno perso più dell’11% dei voti.

Il M5S passa da 6.652 voti a 2.589 in due anni perde più di 4.000 voti (con una flessione del 5,6% in due anni).

Il blocco di sinistra guadagna il 2,56% pari a 1.864 voti passando da 8.242 a 10.106 in due anni (nel 2018 infatti il PD si presenta da solo ma non superando il quorum, ADU e RC sono insieme nella lista Impegno Civico; mentre nel 2020 il PD e RC danno vita alla lista PCP e ADU, non riuscendo a presentare la lista non partecipa alla competizione ma è verosimile che molti suoi elettori abbiano votato per PCP).

Se il campo di centrosinistra largo lo consideriamo inclusivo anche del M5S, in due anni si perdono circa 2.200 voti, principalmente dovuti alla forte riduzione del Movimento 5 Stelle. Quindi in poco più di due anni l’85% (10 mila voti) del voto in uscita dai movimenti autonomisti e dal  M5S si sposta a destra e solo il 15% (poco meno di 2 mila voti) si sposta a sinistra.

Esattamente come a livello nazionale in pochi anni c’è un sostanziale spostamento a destra del voto.

In Italia il M5S passa dal 32% al 16% e parallelamente prima la Lega e ora Fratelli d’Italia crescono fino al 20% ciascuno, mentre la sinistra rimane inchiodata al 20%, a livello locale succede esattamente la stessa cosa con il travaso di voti a destra a scapito dei partiti autonomisti mentre la sinistra sostanzialmente tiene mentre, se consideriamo il campo largo inclusivo dei pentastellati, addirittura perde.

Quali prospettive?

Se vogliamo provare ad invertire il trend credo si debbano avere chiare alcune premesse. La sinistra vince se è in grado di unire e di allargare il campo. E però la costruzione di una coalizione non è il fine, ma il mezzo per raggiungere uno scopo: l’unità del campo progressista e riformista ha senso quando riesce a trovare sintesi su temi condivisi, altrimenti il rischio è di finire come l’Unione di Prodiana memoria dove nella coalizione confluisce di tutto e di più a scapito del governo e della decisione politica.

In Valle d’Aosta il compito del PD e, più in generale della sinistra riformista, è sempre stato quello di cerniera tra il mondo di sinistra ed il mondo autonomista. E quella strada dobbiamo tornare a percorrere, provando faticosamente a trovare delle mediazioni tra le legittime rivendicazioni della sinistra e le posizioni del mondo autonomista. Questo compito è tanto più importante in questo momento storico dove la destra è forte e potenzialmente vincente alle elezioni (anche in Francia, le posizioni ideologiche di Zemmour cominciano a preoccupare).

L’alleanza con gli autonomisti non può essere vista come alternativa all’unità dei progressisti. Serve una gauche plurielle alla Jospin ma sapendo benissimo che la sinistra oggi, includendo anche il Movimento 5 Stelle, in Valle d’Aosta da sola non è competitivo contro la destra. Diventa centrale unire le forze con l’area autonomista in vista delle prossime elezioni politiche. Perché altrimenti la Lega ha ottime possibilità di vincere, perché in un parlamento di 600 membri i due parlamentari hanno un maggior peso rispetto a quando i componenti erano 950 (e quindi ogni parlamentare in più sarà determinante per vincere). Ma soprattutto perché la vittoria della destra alle prossime politiche può portare alla fine dell’esperienza di governo di centrosinistra e alla nascita, anche in Valle di un governo di destra.

I voti sono già andati di là. Si tratterebbe solo di dare loro una veste politica.

Le prossime elezioni si giocheranno tra chi vuole una Europa politica, federale, inclusiva sapendo che le disuguaglianze oggi si possono correggere solo a livello continentale e chi, invece, chiede di rinchiudersi nel proprio recinto, fomenta la paura, chiude i confini e regredisce nel proprio orticello. Guardando alla Germania il campo progressista è in crescita, non solo lì ma in buona parte dell’Europa: facciamolo diventare protagonista anche in Italia e in Valle d’Aosta!

Dialoghi europei

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